Nell’ambito della rassegna culturale “Il sabato del villaggio”, ideata da Raffaele Gaetano, questa sera si è tenuto un toccante incontro, in un Teatro Costabile gremito (in tanti sono rimasti fuori per via delle norme di sicurezza), dedicato alla vicenda di Emanuela Orlandi, a 42 anni dalla sua scomparsa.
Un evento carico di emozione, memoria e denuncia, in cui hanno partecipato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela e l’avvocata di famiglia, Laura Sgrò.
Pietro Orlandi, con la consueta forza emotiva che da anni lo contraddistingue, ha ricordato come non riesca a staccarsi da quella giornata del 1983: “Per me non sono passati 42 anni, è come se fosse successo ieri”, ha detto. “Non accetterò mai un’ingiustizia perché il diritto alla verità e alla giustizia appartiene a ognuno di noi e dobbiamo lottare sempre per ottenerla”.
“Noi abbiamo vissuto un’infanzia bellissima. Ci sentivamo protetti, ci sentivamo presi per mano dal Papa. Quando passavamo il cancello di porta Sant’Anna io mi sentivo a casa e mi sentivo tranquillo. Per noi il male non esisteva”.
“Questa solidarietà e questa vicinanza – ancora Orlandi – mi commuove sempre. Di tutte le piste (la Banda della Magliana, la pedofilia, i servizi segreti, Ali Agcà) io non ne ho abbandonata una perche in ogni pista c’è sempre stata una parte di verità. Sicuramente all’interno del Vaticano ci sono delle responsabilità su quanto accaduto”.
Ha poi parlato dell’indifferenza mostrata: “In questo 42 anni c’è stata indifferenza da parte del Vaticano nei confronti di questa storia. Perché il Vaticano non risolve questi dubbi? Il Vaticano è casa mia, ma io non capirò mai il perché. Siamo arrivati quasi al quarto Papa e ancora questa storia non è stata rivelata nella sua verità. Spero che il prossimo Pontefice prenda una posizione seria su questa vicenda”.
Ha poi ricordato le parole del padre prima di morire: “Sono stato tradito da chi ho servito.”
Laura Sgrò, avvocata della famiglia Orlandi, ha sottolineato “Purtroppo non abbiamo evidenze. Quando potremo usare l’indicativo e non il condizionale? Mi auguro presto. Le risposte vanno date non solo alla famiglia, ma a tutto il Paese. Mio padre mi disse che se prendevo per mano queste persone poi non avrei potuto più abbandonarle. È un percorso che va rinnovato ogni giorno ed è fatto di tante insidie. Dagli Orlandi ho imparato che la verità non è trattabile”. L’avvocato ha comunque espresso soddisfazione per l’istituzione, nel 2024, della commissione bicamerale d’inchiesta che sta cercando di ricostruire l’intera vicenda mentre nel 2023 la magistratura vaticana ha aperto un nuovo fascicolo sulla scomparsa della giovane Orlandi.
Nel corso dell’incontro, in cui Raffaele Gaetano ha incalzato gli ospiti con le sue domande, si è fatto riferimento anche al libro di Laura Sgró “Cercando Emanuela”, un racconto a tutto tondo che ha riacceso i riflettori sulla vicenda.
Il filo conduttore dell’incontro è stato chiaro: la ricerca della verità come diritto inalienabile, la denuncia di un silenzio (quello del Vaticano) e la forza di una famiglia che da 42 anni non smette di lottare.
Candida Maione