Crotone – L’artista LBS (Bruno Salvatore Latella) torna a scuotere le coscienze con la sua nuova opera di street art Born with the guilt of being born, un manifesto visivo di denuncia e memoria dedicato alle vittime della Strage di Cutro, a due anni dalla tragedia. L’intervento, realizzato in collaborazione con il comitato Rete 26 Febbraio, si articola in una duplice azione artistica: una performance pubblica e un’opera fisica, pensate per sfidare gli errori ideologici e tenere viva l’attenzione su una delle più gravi ferite del nostro tempo.
Un’arte che denuncia, un’arte che resta
L’opera si sviluppa in due varianti dello stesso lavoro phygital: una versione di street art, affissa sulle mura esterne del Palamilone di Crotone, luogo simbolico nel quale furono poste le bare delle vittime del naufragio, e un monotipo dipinto, donato al Comune di Crotone. Due spazi distinti, due destinatari diversi, ma un unico obiettivo: scuotere chi attraversa la città e portare il peso della memoria tra i palazzi delle Istituzioni, affinché chi decide non dimentichi mai le proprie responsabilità.
L’azione performativa si è svolta nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, a partire dal sit-in in memoria della strage. L’opera è stata fatta emergere simbolicamente dalla sabbia della spiaggia del naufragio, per poi attraversare la città in una processione allegorica fino al Comune. Durante il percorso, una tappa cruciale è stata la realizzazione del Paste Up sulle mura del Palamilone, un gesto volutamente brutale che rivendica il diritto dell’arte di occupare lo spazio pubblico come atto di disobbedienza civile e strumento di cittadinanza attiva.
Un simbolo di lotta e resistenza
L’opera si concentra su un dettaglio chiave: la mano incatenata del primo pescatore accorso in soccorso. Un gesto di disperazione e speranza, un simbolo di responsabilità collettiva e di resistenza alla brutalità dell’indifferenza. Il titolo stesso, Born with the guilt of being born, riflette il paradosso crudele che segna la vita di chi fugge dalla miseria e dalla guerra per poi essere colpevolizzato per la propria stessa esistenza.
Questa iniziativa artistica non è solo un atto di memoria, ma un grido di denuncia contro un sistema che continua a voltarsi dall’altra parte.
Un’arte che non si limita a raccontare, ma che pretende giustizia.