Lamezia Terme – La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno lo scorso 23 giugno: la sospensione dell’esercizio provvisorio per le aziende Dierrealluminio e Minox ha comportato l’immediato licenziamento di 51 lavoratori, rispettivamente 16 della Dierre e 35 della Minox. Dietro questa decisione, la conclusione dell’attività aziendale determinata da una sentenza di estensione fallimentare emessa il 19 maggio, che ha colpito due realtà produttive fondamentali per il territorio, lasciando nel dramma decine di famiglie.
La vicenda, a detta degli stessi lavoratori, non rappresenta giustizia, ma una condanna collettiva che ha tolto il lavoro e la dignità a intere famiglie, senza possibilità di appello immediato. I ricorsi sono stati già depositati, ma le udienze sono fissate in tempi lunghi che suonano come una beffa, troppo tardi, perché nel frattempo le aziende saranno di fatto scomparse e i lavoratori abbandonati a loro stessi.
“Oggi ci troviamo senza certezze, senza prospettive, senza reddito”, raccontano alcuni dipendenti. “Non siamo stati licenziati da un imprenditore in difficoltà, siamo stati condannati da un sistema che avrebbe dovuto proteggerci. Ci hanno tolto tutto”.
Questa mattina i lavoratori sono davanti al tribunale per manifestare pacificamente, per far sentire la propria voce e denunciare un’ingiustizia che ha calpestato la dignità umana e lavorativa. Una protesta che non chiede elemosina, ma diritti, giustizia sociale e rispetto per chi lavora.
In un territorio già duramente colpito dalla crisi economica e dalla disoccupazione, la perdita di due aziende attive e operative, ben funzionanti, con regolarità di pagamenti degli stipendi (come testimoniato dagli stessi dipendenti) rappresenta un colpo gravissimo. E ancora più grave è il modo in cui tutto questo è avvenuto, nel silenzio generale, senza alcun tentativo concreto di salvaguardare almeno i livelli occupazionali.
Oggi più che mai è necessario che le istituzioni, la politica e la magistratura ascoltino e agiscano. Perché non si può parlare di giustizia se il risultato è la disperazione sociale di decine di famiglie. (Red)