“La lettera di denuncia e sfogo da parte del parente di una paziente in attesa di essere visitata al Pronto soccorso del Giovanni Paolo II di Lamezia Terme, rappresenta un altro “Dies nigro signanda lapillo” per la nostra sanità.
Non mi va certamente di puntare il dito contro medici ed operatori sanitari e fare cosi processi sommari attraverso una nota stampa, però è certamente d’uopo una riflessione. La situazione caotica che vive da molti anni il Pronto soccorso lametino è certamente figlia di una cattiva gestione dell’organizzazione sanitaria e di conseguenza affonda le sue colpe e radici nelle scelte e strategie politiche per il settore in questione ed a nulla sono servite nel corso del tempo, le continue denunce per disservizi, lunghe attese in astanteria, violenze contro medici ed infermieri e perenni disagi per gli ammalati. Il Pronto soccorso di Lamezia Terme vive una situazione non diversa da quella di altre città non solo calabresi , tutto ciò a testimoniare una fragile e confusa organizzazione sanitaria sui territori. Il problema delle lunghe file ai Pronto soccorso può avere diverse cause ma è lapalissiano ormai che l’utenza si rivolge a tali strutture anche per patologie lievi che si manifestano spesso con sintomi che possono essere benissimo presi in carico e gestiti per esempio dai medici di famiglia. Ma a tutto ciò in ogni caso ci si deve far fronte e se da anni assistiamo ormai ad attese in Pronto soccorso fatte anche di decine di ore e con pazienti che spesso attendono in stati di evidente sofferenza, una domanda va posta.
Uno dei problemi che da tempo immemore ormai denuncio, è quella relativa all’organizzazione del Triage, ossia all’assegnazione dei relativi codici di gravità ai pazienti che si recano in Pronto soccorso. Spesso tali valutazioni non vengono fatte da medici bensì da infermieri, che per quanto bravi e svegli possano essere, non possono chiaramente avere la capacità di rapida valutazione che può avere un medico specialista.
A questo aggiungiamo che molte volte tali operatori sanitari, sempre per via di una cronica carenza di personale che nell’ospedale di Lamezia ormai persiste, si trovano a dover espletare oltre l’attività di triage, anche quella di “ufficio informazioni, smistamento di malati ecc, ecc. tutte cose che possono pregiudicare e compromettere ad un certo punto, la lucidità di qualunque operatore.
Purtroppo all’organizzazione del triage non si è mai voluto mettere mano per migliorare il servizio, spesso sottovalutato o addirittura ignorato ed intanto si susseguono casi di malasanità di pazienti che dovrebbero avere assegnato in Pronto soccorso un determinato codice rispetto ad un altro. Io stesso fui vittima alla vigilia della diagnosi di cancro, il 28 agosto del 2023, quando giunsi in Pronto soccorso a Lamezia Terme in ambulanza del 118 e mi assegnarono codice azzurro, quando le mie condizioni erano gravissime. Ciò si poteva evincere solo guardandomi in viso. Nonostante ciò dovetti attendere ben cinque ore per essere visitato, questo non perché fosse giunto il mio turno, bensì in quanto ebbi una forte crisi convulsiva di tosse persistente che quasi mi stava affogando.
Detto ciò e cercando di mettere in evidenza quelli che possono essere eventuali cause di numerosi disagi, cosa ci resta da fare? Siamo in prossimità di una nuova campagna elettorale e di conseguenza sarà preciso dovere di tutti noi sottoporre all’attenzione dei candidati al Consiglio regionale sui vari territori, tutte queste problematiche, fino a quando magari nell’indifferenza più totale, si verificherà un altro caso di malasanità che accenderà le luci solo nel breve periodo per poi passare nell’oblio, come d’altronde è avvenuto fino ad oggi”.
Così in una nota Igor Colombo, scrittore e paziente oncologico.
