Una web app pensata per calendarizzare l’attenzione sul nostro vernacolo, precisa l’ideatore del progetto, Prof. Francesco Polopoli, che con il sostegno del dott. Alessandro Macrì, ha inteso partecipare anche per il futuro anno 2026 la sesta edizione del Calandariu lametinu, questa volta arricchito da un dizionario on line e da tante curiosità capaci di storicizzare e far dialogare linguaggi e civiltà più datati nel tempo. Polopoli ribadisce che «Il dialetto nasce dentro, è lingua dell’intimità, dell’habitat, “coscienza terrosa” di un popolo, sta all’individuo parlante come la radice all’albero; nasce nella zolla, si nutre nell’humus, si fonde nella pianta stessa. È, insomma, l’anima di un popolo» (Marcello D’Orta) e che la rete possa essere uno strumento immediato di acquisizione dei saperi a prova di click.
Il panorama informatico – aggiunge il dott. Polopoli Smeraldo, presidente dell’Associazione culturale “Minor plus” – vede aggiungere, con questo progetto, uno strumento digitale in più a tutela dell’idioma lametino ed in questo momento storico le competenze tecnologiche possono fare da attrattore e facilitatore tra la lingua antica e le persone interessate a conoscerla. Come è articolata quest’applicazione software? Un annuario strutturato da mesi e giorni da sfogliare, tra il Santo della giornata e la curiosità quotidiana, il tutto corredato da un vocabolario frequenziale atto a restituire il significato corrente delle voci presentate in ordine alfabetico. Ne discende una ricostruzione filologico-letteraria che spinge finanche a risalire ai Padri della nostra letteratura per arrivare alla comprensione di espressioni locuzionali locali: «Lo viso mostra lo color del core» (Dante Alighieri, Vita nuova) e «Chillu chi ’u cori ti vò diri, ’a cera ti dimustra llu culuru». Del resto, conclude il professore Polopoli, c’è una profonda interconnessione tra la produzione letteraria di un paese e l’identità culturale di un popolo.
