Lamezia Terme, rissa sul sagrato della Cattedrale, la Comunità Masci: “Una sfida educativa…è ancora possibile!”

Di seguito la lettera aperta della Comunità MASCI Lamezia Terme 2 “Don Pasquale Luzzo”, in merito alla rissa tra ragazze avvenuta sul sagrato della Cattedrale nei giorni scorsi.

“Il recente grave e deprecabile episodio che ha portato alla ribalta la nostra città circa la rissa tra due  ragazze adolescenti, ci ha interrogati sotto il molteplice ruolo che svolgiamo nella società: genitori, educatori  e soprattutto scout, apparteniamo infatti alla Comunità Masci Lamezia Terme 2 “Don Pasquale Luzzo”.

Il triste evento, che nella sua tragicità poteva restare celato nell’oscurità di una strada buia o di un luogo  appartato, è rimbalzato deflagrando nella comunità per l’ennesimo uso poco consapevole del telefonino che  diventa strumento di diffusione di immagini crude e vergognose.

Il video, nella sua violenza, ha colpito per una serie di situazioni:

– Le protagoniste, due giovani ragazze;

– L’indecorosa esaltazione degli spettatori, coetanei e magari conoscenti delle stesse;

– La mancanza di intervento volto a dividere le due contendenti per interrompere l’indecoroso  spettacolo;

– Il branco da corrida che esterna gli istinti irrazionali e animaleschi, agognando lo scorrere del sangue  in una crescente esaltazione della violenza.

– Il luogo della rissa e del bivacco, il sagrato della cattedrale di Lamezia Terme, luogo sacro della fede e simbolo di spiritualità, nei cui locali, nei primi mesi del 1959, grazie a Don Saverio Gatti, nasceva  il primo gruppo Scout dell’allora Nicastro.

Questo, certamente, è un segnale evidente dell’emergenza educativa che purtroppo riguarda sempre più diffusamente la società ed in special modo le giovani generazioni che evidentemente sono carenti di quei  valori fondanti che hanno caratterizzato la nostra, che, seppur economicamente povera, era intrisa di valori quali la solidarietà, la fraternità, l’amicizia, la condivisione, l’ onore, la semplicità, rispetto per il prossimo e  dove tutta la comunità era educante

Emergenza educativa che deve interrogare e far riflettere tutte quei soggetti pubblici e privati che costituiscono le agenzie educative che operano sul territorio: famiglia, chiesa, associazioni sportive, centri  culturali, partiti politici ma soprattutto scuola.

Più che risposte, a questo spiacevole evento, tante sono le domande che sono sorte e che rivolgiamo alle agenzie educative coinvolte nel processo educativo.

Quali gli ideali di donna e di parità è veicolata in questi decenni in cui le stesse hanno lottato per  l’affermazione dei propri diritti?

Quale luoghi le famiglie hanno scelto per educare i propri figli alla cultura del dialogo e del rispetto e della  cura delle persone?

Qualcuno suscita nei giovani quelle domande di senso che a questa età dovrebbero sorgere in loro o la noia  abita e tarpa i loro sogni? Come si divertono e dove?

Esiste ancora a distinzione tra vita privata e pubblica o tutto è spettacolarizzazione?

Si è abituati questi giovani ad alzare gli occhi al cielo, sviluppando un senso religioso che può dare senso e significato all’agire o il materialismo ha sostituito il sacro?

Un proverbio africano dice che per educare un bambino serve un intero villaggio a noi la sfida  …sentirsi un villaggio, dove ognuno è responsabile dell’altro nella costruzione di un società più giusta e fraterna”.