“Le Città Visibili” alla volta di Mesoraca e dei suoi secolari castagneti

L’associazione lametina “Le Città Visibili” è tornata, stavolta con il patrocinio oneroso del Comune di Mesoraca, nell’omonimo paese della preSila in cui si rinnova con dedizione e entusiasmo, la raccolta delle castagne, tradizione radicata e vanto delle produzioni locali.

“Il monte Giove e i suoi secolari castagneti sono da sempre fonte di sostentamento per i mesorachesi che ogni anno, all’inizio della stagione autunnale, si adoperano instancabilmente per l’evento, fortemente radicato nella cultura e nell’animo di ogni cittadino. In virtù di questo, l’associazione culturale locale La Maruca, che promuove visite e attività nella natura incontaminata e nella storia dei luoghi, ha organizzato una manifestazione per celebrare, raccontare e pubblicizzare sua maestà, la castagna. Accolti nella splendida proprietà dei coniugi Pallone – raccontano – che ci hanno offerto anche le loro dolcissime mele, dopo un gustosissimo benvenuto con formaggi e miele locali, per i quali ringraziamo l’associazione culturale La Maruca nella persona di Emiliano Cistaro, abbiamo ascoltato il dottore Carmine Lupia che ci ha trasportato dal mito ai giorni nostri, spiegando con dovizia di dettagli e curiosità le caratteristiche e le proprietà dei vari tipi di castagni; successivamente, abbiamo passeggiato tra i colori giallo ramati dell’ammaliante bosco autunnale, gustando i frutti colti dai ricci appena schiusi”.
“La tappa seguente ci ha trasportati negli anni ’50: abbiamo assistito alla sbucciatura delle castagne tramite una vecchia macchina, ideata dal nonno del signor Giuseppe Cistaro che, per l’occasione l’ha messa in azione, sotto i nostri occhi incuriositi. La cornice degli alberi frondosi circostanti nella loro livrea autunnale ha reso questa parentesi particolarmente suggestiva. Il succulento e graditissimo pranzo, a base di prodotti a chilometro zero (piatti semplici e gustosissimi accompagnati da un gradevole vino rosso), presso il convento del Santuario dell’Ecce Homo, è stato preparato da padre Francesco che ha soddisfatto il nostro appetito dopo la salutare camminata all’aperto.
Nel pomeriggio abbiamo visitato, guidati da padre Francesco, il Santuario, celebre per la Madonna del Gaggini (o Gagini) e per la scultura lignea del Cristo flagellato, che impreziosiscono questo luogo di silenzio e di pace. Il Convento originariamente ospitava i monaci Basiliani e divenne Convento francescano nel sec. XV grazie al Beato Tommaso da Firenze che lo dedicò alla Madonna delle Grazie. Da quando, nel XVII secolo, fra Umile da Petralia scolpì la statua del SS. Ecce Homo, la devozione verso quest’opera fu tale che il Santuario prese il nome di quest’ultima. Qui vissero tanti religiosi, tra i quali Sant’Umile da Bisignano che qui svolse il noviziato nei primi anni del secolo XVII. Con lo sguardo ancora immerso nella sacralità del luogo, ci avviamo verso l’Associazione culturale La Maruca, dove ha sede il Museo Civico Padre Reginaldo Tonin che rappresenta un viaggio nel passato di Mesoraca, un’immersione nella vita di un tempo, attraverso gli oggetti e gli strumenti della quotidianità. Qui, a conclusione della visita, ci viene consegnato il passaporto del Cammino Basiliano con la vidimazione della prima tappa del percorso, la numero 31 (Mesoraca – Sersale).
Subito dopo, abbiamo avuto modo di apprezzare un rinomato prodotto del posto, Il Marchese, “l’olio elegante”, dell’azienda agricola biologica Tesoriere, di proprietà degli eredi Marescalco. Con grande competenza e disponibilità, Roberto ci racconta la storia della sua azienda di famiglia, dei loro uliveti secolari, custodi e testimoni dell’intensa attività che si è svolta da oltre due secoli su quei terreni; una storia fatta di amore per il territorio dove la famiglia ha deciso di rimanere e far crescere i propri figli, di investire tempo e conoscenze, orgogliosi del loro passato, ma proiettati verso il futuro, la tecnologia, le innovazioni. Un amore trasmesso per generazioni che si è rafforzato in quei principi e valori sani tipici dell’agricoltura: la fatica sul campo, la voglia di crescere, maturare e migliorare. Ci salutiamo con l’impegno di una futura visita nell’azienda antica e in quella attuale, all’avanguardia, che ha ricevuto già diversi riconoscimenti per l’elevata qualità del prodotto genuino, sostenibile e squisito”.