La figura di Marlena Parisi sempre sorridente, piena di vita, pronta a spendersi per gli altri, artista e già presidente del Leo Club Cosenza, che ora porta il suo nome e che opera sul territorio con una forte azione nel sociale, è stata ricordata nella tavola rotonda tenutasi ieri sera nella Chiesa di Gesù Misericordioso in Santo Stefano di Rende e moderata da chi scrive.
L’incontro ha visto come ospiti don Antonio Abbruzzini, Maria Concetta Vizza, amica del cuore della giovane, lo stesso don Mario Ciardullo che ha presentato il brano “Diamante nel Cielo”, Francesco Paolo Dodaro socio, con Marlena, del Leo Club Cosenza e i genitori di Marlena, Fiorella e Lello Parisi. Presenti l’Avv. Donata Tortorici, presidente Lions Club Cosenza Castello Svevo, l’avvocato Corina e il corpo dei Vigili Urbani con il gonfalone in rappresentanza del Comune di Rende.
Nel buio illuminato dal solo tabernacolo e dalla Sua presenza, la voce di don Mario dà il via ai lavori con una preghiera, mentre a seguire la voce di Marlena si diffonde angelica ed emoziona con il canto “Ai piedi di Gesù”. La luce che avanza, tra le mani della piccola Sara, apre nel buio una strada simbolica e segna i passi di tanti che, come Marlena, hanno lasciato la nostra comunità dopo la prova della sofferenza. Gli ospiti hanno tracciato un profilo dell’indimenticata giovane la cui fede non ha vacillato dinanzi alla prova: una santità quotidiana come quella di tanti, le cui storie restano sconosciute ai più, alle grandi folle, ma non a Dio e che possono essere prese ad esempio per progredire nel cammino di fede.
Fiorella e Lello Parisi hanno ripercorso la vita e la malattia della figlia. Due genitori incredibili, ricchi di umanità e di fede che hanno saputo leggere nella prova e nella morte della figliola un disegno di amore del Padre. Ne esce un ritratto, arricchito da testimonianze “esterne” alla famiglia, di una giovane donna che ha scelto di affrontare la sua croce nell’unico modo possibile, con l’amore. La dolcezza della mamma che ricorda come anche negli ultimi tempi della malattia, l’ultimo boccone del pasto di Marlena era sempre per i poveri: anteponeva le esigenze degli altri alle sue, sempre pronta a dare per amore di Gesù, oppure il sogno di andare in Africa per assistere i bambini che amava tantissimo. Il papà invece ha ringraziato Dio per avergli dato una figlia con un’anima talmente bella da sentirsene indegno e raccomanda a tutti di imparare come Marlena ad aprire le braccia, lasciar andare il paracadute che ci frena nella vita spirituale ed affidarsi a Gesù come si farebbe con un amico. Due genitori come due giganti, umanamente addolorati, dalla scomparsa della figlia, ma mai vinti dal dolore, traboccanti di amore e di fede da dispensare con i loro insegnamenti a chi arranca lungo il percorso della vita e della fede.
Mariaconcetta Vizza ha ricordato la sua migliore amica, la sua “sorellina” e come Marlena era nei momenti di gioia. Sempre attenta agli altri, sempre coinvolgente, sempre pronta ad illuminare le giornate di tutti: “la vita era fatta per lei… Ha affrontato la sua malattia con la stessa grazia e con la stessa gioia che metteva nelle sue giornate, vi sembrerà assurdo ma lei, nella sua malattia, gioiva ancora di più …Per le piccole cose…Che erano diventate sempre più importanti…” Tanti gli aneddoti raccontati, come quando ormai stremata dalla malattia, Marlena si sosteneva a lei per muoversi e delle cadute, l’una sull’altra, che scatenavano grandissime risate: “ma lei si aggrappava comunque a me fidandosi come sempre…Mi ha insegnato a credere nella vita dopo la morte, nei legami eterni…”. Questo affidarsi nelle braccia dell’amica anche quando questa non riusciva a sorreggerla perché minuta fisicamente, richiama la stessa fiducia che Marlena metteva nell’affidarsi a Gesù anche quando non capiva il perché di tante indicibili sofferenze per il tumore al cervello che la condannava.
Don Antonio Abbruzzini si è soffermato sulla santità di Marlena, sulle sue richieste di non pregare per la sua guarigione, ma perché sapesse portare la Croce come Gesù. Negli ultimi tempi in cui Marlena aveva perso anche la vista, ogni qualvolta le faceva visita, Don Antonio notava che quello sguardo diventava vivo; Marlena lo accoglieva con gioia, vedeva in lui il rappresentante del Signore. Non era solo questo però, don Abbruzzini ne è certo: “quando lo sguardo di Marlena cambiava e si spostava dal mio volto alla mia spalla e il sorriso si illuminava di infinito era perché vedeva di certo Gesù e la Mamma Celeste” che tante volte era andata ad incontrare a Medjugorje.
Francesco Paolo Dodaro, che con lei aveva condiviso il tempo del Leo Club Cosenza, focalizza l’attenzione dei presenti sul fatto che Marlena questa fede, questo amore, lo incarnava nel sociale sempre in prima fila per iniziative benefiche e culturali senza mai tirarsi indietro. “Sono poche le persone speciali, le anime grandi che passano lasciando segni del proprio andare, e Marlena era una di queste” dichiara con delicata fermezza il giovane ospite. Dodaro ricorda il giorno in cui chiese a Marlena come le era sembrato andare a Medjugorje, spesso luogo frequentato più per curiosità che altro, la giovane rispose che non era di certo andata per cercare un sole roteante o un miracolo, ma solo per attingere forza dalla presenza di Maria e continuare a portare la sua croce come Gesù aveva portato la sua
Don Mario Ciardullo dopo aver ringraziato tutti per questo momento così intenso, ha ricordato una frase che Marlena diceva sempre: “Non pregate per la mia guarigione ma pregate per la mia salvezza”, sottolineando come queste parole racchiudano tutta la grandezza e la santità di quest’anima eletta. Infine una confidenza alla chiesa gremita di partecipanti: “Ho un sogno: che un giorno si possa aprire per Marlena un processo di beatificazione perché siamo certi di aver avuto una giovane santa in mezzo a noi” tante infatti le analogie che il sacerdote richiama tra la storia umana e spirituale di Marlena Parisi e giovani santi moderni come la beata Chiara Luce Badano, il beato Carlo Acutis, la beata Sandra Sabattini…
Al termine della serata è stato piantato un mandorlo, scelto perché esso è il primo albero a fiorire ed è l’ultimo a fare i frutti. Nella Bibbia simbolo di rinascita, di speranza, ma anche della costanza di Dio e della fedeltà alle sue promesse, il mandorlo è stato pensato perché è l’albero posto sulla terra per annunciare l’arrivo della primavera: in ebraico la parola mandorla significa “sveglio”!
I mandorli dunque come sentinelle vigilanti, spesso solitari in mezzo ad alberi ancora spogli, che ci sussurrano: “Guarda, la primavera arriverà di certo!” … Un mandorlo che la comunità è chiamata a custodire perché prendendocene cura custodiremo il ricordo di Marlena: non si muore davvero se si vive nel ricordo di chi resta; perché si vive in eterno in quella parte di sé stessi che si dona agli altri.
Ascoltare le testimonianze e conoscere il miracolo che è stata la vita stessa di questa ragazza, è stato un grande privilegio, pareva sentire risuonare S. Paolo, “alla sera della vita saremo giudicati sull’Amore” … E Marlena di sicuro come un diamante brilla nel Paradiso di Dio.
Luisa Loredana Vercillo