I Rotary Club di Catanzaro, Lamezia e Catanzaro Tre colli insieme alla rappresentanza Fai in visita a Curinga

I tre Rotary Club: Catanzaro, Lamezia, Catanzaro Tre Colli, hanno visitato Curinga, con un comune obiettivo, pienamente rispondente alle azioni di pubblico interesse del Rotary International, valorizzare il patrimonio culturale in un percorso di continua crescita che impatti sul turismo e crei uno sviluppo sostenibile.

Ha partecipato anche una rappresentanza del FAI Catanzaro con la capo-delegazione Gloria Samà. L’ambiente meraviglioso, che si gode dai vari siti, e il paesaggio di incomparabile bellezza, hanno fatto da cornice al percorso di visita che ha preso avvio in località Corda, a pochi chilometri dal centro storico di Curinga. Qui, sul versante destro della vallata del torrente Turrina si erge il maestoso Platano Orientale, con un tronco dalla circonferenza di circa 15 metri e altezza che supera trenta metri. L’albero, monumentale dell’età di circa mille anni mostra vitalità perché nuove ramificazioni spuntano lungo il suo corpo e lo rendono ancora attivo e in crescita.

Il percorso è proseguito con la visita all’Eremo Sant’Elia e, accompagnati dal giovane volontario Matteo Anania, si sono potuti apprezzare l’importante sito. Da qui si gode un panorama che comprende buona parte del golfo di S. Eufemia e della piana di Lamezia.

Il complesso si trova allo stato di rudere e consta di quattordici ambienti superstiti. Tra questi emerge il vano absidale della chiesa, con vano quadrato sormontato da una cupola. L’edificio rappresenta un unicum nel panorama regionale e si rifà ad elementi stilistici tipici dell’arte bizantina ed armena. Ha un valore in sè perché ha una posizione particolare che ne fa un elemento di assoluta bellezza e compenetrazione tra valori estetici e ambientali.

Il percorso è proseguito con la visita alle Terme Romane, uniche in Calabria per dimensioni in elevato. Dopo la pausa, per una piacevole conviviale, presso il ristorante Hosteria delle Memorie, il percorso si è completato al Santuario della Madonna del Carmelo dove la sig.ra Caterina Anania ha esposto le peculiarità del complesso di Sant’Elia Profeta e del Santuario. Successivamente l’archeologo, Eugenio Donato, ha illustrato le caratteristiche dei siti visitati, inquadrandoli nel contesto territoriale regionale.

I Carmelitani, che già avevano occupato l’eremo Sant’Elia, scelsero questo sito che richiama il luogo di perfezione del Carmelo e consentiva di essere vicino al paese, per svolgere il ruolo di evangelizzazione, tipico dell’Ordine monastico. La Chiesa ha un sepolcreto sotterraneo, un putridarium, ambiente funerario provvisorio: i cadaveri venivano collocati lungo le pareti, seduti su sedili-colatoio mentre i liquidi dei resti in decomposizione si convogliavano in pozzi centrali. Terminato il processo di putrefazione dei corpi le ossa venivano raccolte, lavate e trasferite nella sepoltura definitiva dell’ossario. Questa pratica, che a noi può apparire un po’ macabra, ha una sua spiegazione e motivazione. È un processo di tanatometamorfosi per cui le carni in disfacimento liberavano le ossa, simbolo di purezza. S’intendeva, così, rappresentare visivamente i vari stadi della dolorosa purificazione affrontati dall’anima del defunto nel suo viaggio verso l’eternità, accompagnata dalle costanti preghiere dei viventi, com’è dimostrato dall’altare.

Pur non avendo visitato tutti i vari siti di interesse di Curinga il fascino dei vari luoghi e il paesaggio hanno incantato i club Rotary che sono stati accolti, con calorosità, dai componenti dell’Amministrazione Comunale con la presenza del Sindaco Elia Carmelo Pallaria, il vice-sindaco Salvatore Pellegrino, l’assessore alla cultura Sara Mazzotta, Angelo Pacileo e Domenico Maria Pallaria. Altrettanto, garbo e gentilezza ha contraddistinto l’accoglienza dei componenti della Confraternita del Carmelo e del suo priore Giovambattista Panzarella, dal mattino fino al tramonto. Un ringraziamento speciale è stato tributato all’arch. Maria Concetta Sgromo che ha accompagnato i soci e rappresentato come la valorizzazione dell’area istmica sia necessaria per dare impulso e spinta allo sviluppo di una più vasta area che guardi al Mediterraneo e al futuro dell’intera Calabria.