L’Associazione lametina “Le Città Visibili” fa tappa in Puglia a Locorotondo

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“Locorotondo (Locus rotundus, così denominato già in un documento del 1195, per le caratteristiche viuzze concentriche) si staglia nel suo candore all’orizzonte. Addd7faa F20a 4b7d 8eb2 C0a5d8556ac7L’ubicazione è tale da distare solo pochi chilometri da ben tre province: Bari, Taranto e Brindisi. Siamo partiti molto presto, ma sappiamo che la levataccia sarà premiata. Maria Grazia Cito, appassionata guida del luogo, preparata e prodiga di notizie interessanti sulla sua cittadina, ci accoglie sorridente all’arrivo. Subito ci informa, fiera, del conferimento della bandiera arancione a Locorotondo (riconoscimento che viene assegnato, oltre che per il patrimonio storico, culturale e ambientale, anche per l’accoglienza di qualità riservata ai visitatori). Lieti del bel tempo (il giorno prima un vento sferzante aveva creato un bel po’ di problemi), ci addentriamo nei vicoletti, già decorati per le imminenti feste di fine anno, ed entriamo nella Chiesa di S. Maria della Greca (o S. Maria di Costantinopoli e Dei pellegrini), la più antica del paese.

367b6c83 C338 4d2e Bf91 A23e65eb9cd3 La prima costruzione riporta al VII-VIII secolo mentre quella odierna risale al XV secolo e fu fatta costruire nel 1480 su commissione di Pirro Orsini del Balzo principe di Taranto. La chiesa, che congloba vari stili, si distingue per una facciata romanica assai sobria, con un bellissimo rosone in pietra, finemente cesellato, che risale, invece, al XX secolo; le statue di San Pietro e San Paolo sono poste simmetricamente in alto. Scorgiamo, inoltre, sulla facciata, una piccola conchiglia, che designava questa chiesa come tappa per i pellegrini diretti in Terra Santa. All’interno ammiriamo elementi gotici, archi ogivali e volte a crociera, e un bellissimo altare polittico; sulla sinistra San Giorgio e il drago, risalente al XVI secolo e proveniente dalla Chiesa Madre; sul muro della navata, a destra, notiamo una Madonna di Costantinopoli con in braccio il Bambino che indicava la via per Gerusalemme.

B8c4ab4e 869e 48ef 8736 C66088ccab31Uscendo, ci vengono fatte notare le costruzioni dai tetti aguzzi, realizzati in pietra a secco poi imbiancate con latte di calce (le cosiddette “cummerse”), che contraddistinguono anche il centro storico; la loro forma serviva a raccogliere l’acqua piovana che si raccoglieva nella cisterna posta nel pianterreno. Costituiva una riserva importantissima di acqua potabile, assai preziosa in un territorio siccitoso. Proseguiamo verso la chiesa di San Rocco, con una sezione in restauro, dove sull’altare troviamo una statua del Santo in cartapesta (che viene portata in processione) con sopra la torre, simbolo di Locorotondo; l’interno, a croce greca, è rifinito con colori vivi e una bella cupola centrale con stucchi bianchi e dorati; sulla destra, una tela raffigurante San Rocco, che è uno dei due patroni di Locorotondo. Attraversiamo, poi, Porta Napoli ed entriamo nel Parco Comunale; qui, il monumento ai caduti, ispirò lo scrittore spagnolo Rafael Nadal per il suo best seller “La maledición de los Palmisanos” per il gran numero di caduti che portano questo cognome.

7c0ccec3 9d7f 4f4e A82d 352cec1b36c4Il panorama che si può ammirare da questo terrazzo domina la Valle d’Itria: uliveti, trulli, case bianche, a distanza si riconoscono Martina Franca e Cisternino, in un verde a perdita d’occhio. Proseguiamo la passeggiata nei vicoletti e Maria Grazia ci fa notare Palazzo Aprile, residenza del podestà, che con il suo rosso pompeiano, spicca nel bianco prevalente delle case e Palazzo Morelli, di proprietà di un catanese che qui fu anche sindaco e che portò dalla Sicilia le maestranze che costruirono la sua splendida abitazione; si riconoscono, infatti, balconi e decori tipici di Noto. Un grande volto sul portale di pietra fa un’irriverente linguaccia ai passanti, per scongiurare il malocchio sugli abitanti della casa. Continuiamo l’interessante giro e, nascosta tra le abitazioni, scorgiamo la Chiesetta seicentesca di San Nicola da Mira, recentemente sistemata, che sintetizza le due strutture architettoniche peculiari del luogo: il cono del trullo, nella cupola, e la cummersa, con volta a botte. Sulle pareti sono illustrati i miracoli del Santo e dal soffitto una schiera di angeli musicanti ci spia dall’alto. Camminando giungiamo alla Chiesa Matrice di San Giorgio (costruita tra il 1790 e il 1825, sulle fondazioni di due chiese precedenti) e ammiriamo la facciata neoclassica; all’interno prevale lo stile barocco; ci soffermiamo davanti alla cappella del Sacramento, sovrastato da una splendida tela dell’Ultima Cena, opera di Gennaro Maldarelli e scendiamo nella cripta.

D0eddd35 343e 4127 B805 359d998dae00Proseguiamo il giro e rapidamente visitiamo la chiesa dello Spirito Santo e la Madonna del Soccorso. Davanti alla Chiesa dell’Addolorata (o dei Sette Dolori) Maria Grazia ci racconta dei tristi trascorsi dell’edificio: fino al 1848 era un castello (Locorotondo era un feudo di Martina Franca), molto grande, adibito a carcere; nei suoi sotterranei venivano calati i prigionieri e venivano lasciati là a morire. Tempo dopo, un sacerdote decise di cancellarne le tracce e di rendere omaggio a chi venne soppresso in modo così atroce edificando una chiesa dedicata, appunto, ai sette dolori. Nei pressi, notiamo una vite altissima (ce ne sono tre nel borgo), che si inerpica quasi fino al terzo piano e fa parte delle curiosità locali. La nostra amabile guida ci fa notare tanti dettagli: dagli alberghi diffusi di recente creazione, ai decori natalizi personalizzati nei vari angoli; ogni strada e ogni quartiere ha dato sfogo alla propria creatività e abilità…c’è un presepe sospeso, una parete di luci e abeti con un soldatino di stagno che invoca la Pace, grappoli di luci, frasi augurali, un presepe posto in una tv anni ’60 che invita a essere buoni tutto l’anno, installazioni luminose e suggestive, balconi decorati con estro originale…Inevitabile qualche scatto per le foto ricordo.

8def9ebd 3b4d 478d Bb12 4555171db762 Intanto, però, si è fatta ora di pranzo, Maria Grazia ci saluta e ci aspettano all’”Arco antico”, dove gusteremo, accompagnato da ottimo vino, uno squisito pranzo pugliese: salumi, burrate, bocconcini, olive, antipasti caldi e freddi, orecchiette al sugo e con cime di rapa e acciughe, crostata di ricotta, macedonia e gelato. Tutto in abbondanza. Satolli e soddisfatti raggiungiamo di nuovo il centro, adesso felicemente invaso da centinaia di visitatori, e ci godiamo una passeggiata tra le luci, nell’allegra confusione prenatalizia. Le Feste sono alle porte. Auguri a tutti dalle Città Visibili”.

Racconto a cura dell’Associazione “Le Città Visibili”.