Minaccia di uccidere la moglie con motosega, arrestato lametino

Nella serata di giorno 08 Giugno u.s., personale del Commissariato P.S. di Lamezia Terme ha tratto in arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia  cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Lamezia Terme, P. L., pregiudicato, condannato per i reati di cui all’articolo 416 bis c.p. oltre che  per resistenza a Pubblico Ufficiale, ex sorvegliato speciale, ex libero vigliato, inserito a pieno titolo in una cosca mafiosa operante in questo Centro.

P. L. è stato tratto in arresto perché erano emersi nei suoi confronti gravi  indizi di colpevolezza in relazione al reato di maltrattamenti in famiglia. Infatti dalle indagini svolte dall’Ufficio Anticrimine del Commissariato Lametino, sotto le direttive della Procura della Repubblica di Lamezia Terme,  e emerso che l’uomo aveva sottoposto la moglie a reiterate condotte vessatorie  e prevaricatorie, consistenti in ingiurie, violenze fisiche e morali, tali da  cagionarle sofferenze, privazione ed umiliazioni ed ingiuriandola va  frequentemente. Durante la gravidanza aveva minacciato di buttarla giù per le  scale e da ultimo, nel mese di maggio u.s. aveva minacciato di ucciderla con un motosega.

Il Gip di Lamezia Terme, all’esito delle indagini coordinate dalla Procura  della Repubblica di Lamezia Terme, ha emesso il provvedimento di custodia  cautelare in carcere a seguito del quale P.L. è stato condotto nella casa  circondariale, a disposizione dell’A.G.

Si tratta di un arresto effettuato in applicazione del c.d. “Codice Rosso”,  normativa, particolarmente efficace, entrata in vigore nel luglio del 2019 a  difesa delle donne contro la violenza di genere, che prevede una corsia  privilegiata per alcuni tipi di reati, come i maltrattamenti in famiglia e lo  stalking, che vedono come vittime, in primo luogo, le donne e fornisce  particolare tutela alle c.d. fasce deboli.

Da tempo la Polizia di Stato ha adottato particolari procedure, quali il cd  Protocollo EVA e l’applicativo “SCUDO”, che permettono agli operatori di Polizia, che hanno ricevuto una adeguata formazione specialistica, di  intervenire immediatamente e di mettere in atto collaudate procedure a tutela  delle vittime di tali reati, sotto la direttiva immediata e costante della Autorità  Giudiziaria.

Quest’ultimo risultato di servizio – che testimonia la perfetta sinergia con l’A.G.  e l’elevata professionalita degli operatori – segue quanto effettuato nel  pomeriggio del 27 maggio u.s., dal team di specialisti che il Commissariato ha  destinato permanentemente a questo delicato settore.

Infatti, in questa precedente circostanza, è stata eseguita altra ordinanza di  misura cautelare personale emessa dal GIP di Lamezia Terme, su conforme  richiesta della Procura della Repubblica di Lamezia Terme nei confronti di M.  A. pregiudicato, con la quale è stato disposto nei suoi confronti il divieto di  avvicinamento alla convivente e l’applicazione del c.d. braccialetto elettronico,  attesi i gravi indizi di colpevolezza emersi in relazione al reato di maltrattamenti  in famiglia.

A seguito di un intervento per “Codice Rosso”, l’Ufficio Anticrimine aveva  svolto accurate indagini che avevano permesso di accertare che l’uomo da anni  sottoponeva la compagna a violenze fisiche e morali, molestie telefoniche e  facendo abuso di sostanze alcoliche, anche ad aggressioni fisiche. Nel mese di  aprile u.s. l’aveva condotta in una localita montana, lasciandola a piedi, priva  del telefono cellulare per poi allontanarsi a bordo dell’autovettura. Sempre nella  stessa giornata l’uomo aveva portato con se i figli minori, senza darne notizia  alla compagna, con l’intento di trascorrere la notte fuori casa, ospite di  conoscenti. La donna, particolarmente allarmata, si era rivolta al Commissariato  che, dopo rapidi ed efficaci accertamenti, inviava le volanti in servizio in zona  montuosa e periferica, dove, presso l’abitazione di un conoscente, venivano  rintracciati i minori in compagnia di M.A.

E’ d’obbligo precisare che i provvedimenti adottati in fase investigativa  e/o dibattimentale non implicano alcuna responsabilità dei soggetti sottoposti  ad indagini ovvero imputati e che le informazioni sul procedimento penale in  corso sono fornite in modo da chiarire la fase in cui il procedimento pende e da  assicurare, in ogni caso, il diritto della persona sottoposta ad indagini e  dell’imputato a non essere indicati come colpevoli fino a quando la  colpevolezza non è stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna  irrevocabili.