La “desertificazione amministrativa” non è un fenomeno fisico, che sia chiaro. Come può esserlo la desertificazione del suolo. Voglio introdurre il concetto di “desertificazione amministrativa” perché in questi ultimi mesi si è tentato comunicare una diversa realtà della città.
La “desertificazione amministrativa” a cui mi riferisco è relativa alla mancanza di servizi essenziali per i cittadini, alla presenza di un servizio di trasporto pubblico che non è tale (neanche lontano parente di un TPL dell’ultima città italiana), alla presenza di diffuse inefficienze che trovano una responsabilità diretta nella gestione ordinaria dell’amministrazione Comunale lametina.
Il processo di “desertificazione” è la logica conseguenza delle scelte (non) fatte nel corso di questi ultimi venti anni (e anche più), le cui ripercussioni hanno avuto conseguenze negative sull’economia locale, sulla qualità della vita dei cittadini, e via discorrendo, portando ad un declino delle attività economiche, sociali e culturali a Lamezia Terme.
A Lamezia è in atto un cambiamento demografico, una “stagione invernale”, come si usa scrivere di questi tempi, basti pensare che in poco più di vent’anni la città ha perso quasi tre mila abitanti ed è progressivamente invecchiata con l’età media della popolazione che è passata da 37,9 anni del 2002 a 44,4 anni nel 2023. Dati ISTAT che mostrano un andamento statistico del territorio che grida vendetta e che evidenziano segnali ancora più negativi se si mette a fattor comune la nuova caratterizzazione della regione con la nascita di Corigliano – Rossano e l’idea della nuova Grande Cosenza.
La posizione di Lamezia, tema ormai inflazionato, come media città calabrese non ha minimamente influenzato le dinamiche economiche di crescita della città in relazione ai centri più grandi della regione ed alla connessione dei comuni ricadenti nell’immediata area vasta. La mancanza di infrastrutture, l’assenza di manutenzione, così come la privazione di un programma adeguato di interventi sul territorio ha fortemente limitato lo sviluppo economico della città.
Ciò ha comportato pesanti inefficienze sull’accessibilità della città, una mobilità ancorata a principi retrò (tutti in auto e tutte le auto nei meravigliosi centri storici), azioni ancorché giustificate con l’approvazione di un Piano Strutturale Comunale (strumento principe di una Amministrazione per la crescita e lo sviluppo urbanistico della città) caratterizzato ed alimentato da informazioni e dati la cui provenienza datata fanno accapponare la pelle (inizio 2000).
E come non ricordare, su questo tema, i dati sulla sicurezza stradale diffusi da ISTAT per l’anno 2023 che vedono per Lamezia Terme 2,4 incidenti per 1.000 abitanti contro un valore regionale pari a 1,5, 8,9 morti per 100 mila abitanti contro un valore regionale di 5,9 e 358,5 feriti per 100 mila abitanti contro un valore regionale di 238. Aspetti che rimandano anche alla scelta di esternalizzare la gestione dell’illuminazione pubblica, per un costo complessivo di poco superiore a 18 milioni di euro per 9 anni, non particolarmente apprezzata (l’illuminazione, ma anche il resto) dai cittadini i quali sollecitano ripetutamente interventi di miglioria o ripristino delle normali condizioni di sicurezza.
A seguire, per restare sui temi del territorio, copre un posto di rilievo il trasporto pubblico, declarato nelle sue diverse sfaccettature in tema di servizi scolastici, trasporto per le persone diversamente abili e servizio essenziale. Un item che necessita una profonda e completa rivoluzione a causa di una governance che “sposta” l’attenzione ad altri aspetti di business a cui deve rispondere Lamezia Multiservizi.
L’ospedale di Lamezia, argomento in auge negli ultimi dibattiti, per non farci mancare nulla registra più criticità, in particolare riguardanti la riduzione di diversi settori operativi come quello trasfusionale e quello neonatale, segnalato più volte dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Catanzaro, ridimensionamento che solleva costanti preoccupazioni tra gli operatori dell’ospedale. Declino iniziato nel 2007 allorquando una riforma regionale del sistema sanitario trasformava le aziende sanitarie locali in aziende provinciali, demandando a Catanzaro la convocazione della conferenza dei sindaci essendo l’azienda sanitaria provinciale (come allo stato attuale). Un ospedale che ha dovuto “combattere” con la presenza confinante di Scordovillo, oggi oggetto di un importante intervento di inclusione ed integrazione delle persone che vi risiedono in altre aree diverse dal campo rom più grande del Sud Italia.
Ed ancora, il “Piano Comunale di Spiaggia” non ancora realizzato dall’Amministrazione Comunale che, invece, ha provveduto ad approvare il Documento Unico di Programmazione (DUP) 2024-2026, includendo il vecchio documento di gestione della costa e del demanio marittimo (approvato dal Comune con determinazione n. 21 del 10/01/2017) che, come anticipato, non risulta ancora aggiornato. A questo si aggiunga la mancata adozione di una politica turistica del mare, avendo (per fortuna) la città un tratto di costa nel proprio confine territoriale, spunto di molteplici interventi di sviluppo economico e produttivo.
Senza dimenticare, infine, il verde pubblico, l’arredo urbano ed il totale abbandono dei parchi e dei marciapiedi della città, con una criticità considerevole nella gestione e nella cura degli alberi (palme, in primis), uno scempio senza senso, la cui messa in sicurezza equivale all’eliminazione degli stessi (eliminiamo il problema alla fonte).
Questa la realtà di una città, che si appresta a scegliere il nuovo Sindaco, il cui programma quinquennale dovrà necessariamente affrontare queste criticità.
Ad maiora.
Marco Foti
Pugliese di origini, Marco Carmine Foti ha vissuto e studiato a Reggio Calabria dove si è laureato in Ingegneria Civile e specializzato nel settore dei trasporti. Vive e lavora a Genova dove svolge la sua attività professionale prevalentemente nel settore di competenza. Presidente della Commissione “Trasporto Pubblico Locale e Mobilità Sostenibile” dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova, è stato più volte selezionato tra gli esperti di riferimento per il MIT.